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Il viandante nell'infinito

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view post Posted on 9/3/2013, 22:23     +1   -1
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Una Maschera per la vita
Adozione Tokyo Mew Mew no RAKUEN

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Il viandante nell'infinito
Si trovava lì da un tempo indefinito, sarebbe rimasto lì anche tutta la vita, non gli interessava. Guardare, ammirare, osservare, perlustrare quello spazio era tutto ciò che di più completo ci poteva essere. Il mondo: il fiume, il lago, il mare (anche la più piccola pozzanghera!); la pianura, lo scoglio, la collina, il monte... Questo era ciò che osservava, dava le spalle al mondo ma allo stesso tempo gli offriva tutto ciò che la sua persona poteva dare a quel mondo. Oh! Si poteva esclamare, con stupore, davanti a quel quadro. Ah il sublime! Solo in quell'attimo lo poteva percepire, solo un quadro come quello poteva suscitare il sublime. Peccato solo non saper il vero autore di quel capolavoro. No! Perchè? Perchè doveva rimanere Anonimo e non mostrarsi alla luce? Forse non voleva mostrarsi a lui, semplice e piccolo spettatore del mondo intero? Era così piccolo ed insignificante di fronte a quel paradiso che abbassò lo sguardo, ma... Ma se quello era il posto adatto al mare, al lago alla montagna, chi dice che non era anche il suo di posto? Vero era impotente, ma anche il fiume o la collina avevano quel rapporto nei confronti del vasto mare e della possente montagna. La piccola e la grande natura. Eppure entrambi continuavano a svolgere il proprio ruolo assegnatogli. Lui non era piccolo, per lo meno non così tanto, se era arrivato dov'era adesso... Ma guardare quel paesaggio: non capiva dove finiva il mare ed iniziava il cielo, no non si capiva, erano come un tutt'uno, non c'era una fine a quella nebbia che copriva gentilmente quel monte così alto. Gli venivano i brividi solo a guardarlo, quei colori così decisi contrastati dal bianco opaco e dal grigio tenue della nebbia. Ma egli era parte di quel capolavoro, anche lui non era impotente di fronte agli umani avvenimenti. Anche lui faceva parte del Mondo, anche lui aveva un ruolo da svolgere e il suo animo era meno inquieto sapendo si "appartenere" a quello splendore che lo circondava, lo stupiva, gli suscitava meraviglia e allo stesso tempo lo spaventava vedere cotanta grandezza e maestosità. Lì in quel luogo, lì in quel mondo non c'era più niente di semplice e finito. No c'era solo l'infinito, lì, ed egli si trovava proprio all'interno di esso e non l'aveva mai compreso. Il sublime era questo, l'uomo era questo e l'unico freno, l'unico appoggio era la sua mente, la sua ragione. I capelli erano disordinati dal vento, c'era freddo, era tutto permeato dal bianco e dall'azzurro, maculati con i piccoli colori campestri. Si era vero c'era freddo, ma il sole era ancora alto nel cielo pronto a riscaldare. Un sorriso si dipinse sul suo volto.





Allora non mi dilungo troppo dico solo che è ho lasciato l'ambiguità tra ... e ... Dovete indovinare voi e vedere se sono stata in grado di trasmettere un concetto. Tra l'altro ho espresso in un primo tempo (se non tutta la storia) il concetto di sublime di Kant (no ovviamente quello morale come vedete. Va bene allora aspetto commenti ^^

Edited by Sailor Masera - 5/4/2013, 14:42
 
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view post Posted on 5/4/2013, 13:42     +1   -1
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Ho trovato le giuste dimensioni, scusate per la pagina deformata di prima xD
 
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