Certificato di qualità per la cucina giapponese
In Giappone da alcuni anni ormai è in corso un certo movimento di tutela e valorizzazione del prodotto e della cucina tradizionale. Non che i giapponesi non fossero già prima attenti a ciò che mangiavano, è rinomata e spesso stereotipata una certa maniacalità nipponica anche in cucina. Le abitudini alimentari legate ai nuovi stili di vita della società nipponica hanno tuttavia fatto esplodere negli ultimi decenni il fenomeno del fast food e del junk food. E - ormai tutto il mondo è paese - non sono mancati in Giappone nemmeno gli scandali alimentari, alcuni con tragiche conseguenze.
Questa nuova sensibilità per la corretta alimentazione, nasce proprio nel momento in cui la cucina tradizionale giapponese, famosa in tutto il mondo per la sua salubrità, appare in pericolo. Il fenomeno è infatti principalmente legato a una maggiore consapevolezza del prodotto, della sua genuinità e alla sua valorizzazione. Alla luce di ciò non pare quindi strano come il movimento Slow Food, proprio quello nato in Italia, abbia riscosso in Giappone più che altrove un certo successo, ed è ormai spesso argomento di dibattiti e trasmissioni televisive.
Lo "sbarco" a Tokyo della guida Michelin, che con 16 ristoranti a tre stelle ha fatto della capitale nipponica anche la capitale globale della buona cucina, ha poi definitivamente fissato questa presa di coscienza dei giapponesi per la propria tradizione culinaria.
Di contro, nel resto del mondo, con l'esplosione della moda del mangiare nipponico, si è assistito al moltiplicarsi di ristoranti giapponesi e sushi bar che, ahimé, di giapponese hanno solo il nome, e spesso anche quello scritto sbagliato...
E' questo probabilmente lo scenario in cui deve essere maturata in Toshikatsu Matsuoka, ministro dell'Agricoltura dell'ex-governo Abe, l'idea di istituire un Comitato per la Valutazione della Cucina Giapponese all'Estero.
L'intento è quello di assicurarsi che nel mondo si possa mangiare autentica cucina giapponese. I parametri di valutazione riguardano tutti gli aspetti della ristorazione: la scelta delle materie prime, la loro preparazione, l'esperienza dei cuochi, la presentazione e non ultimo il servizio. Tutto dev'essere conforme all'autenticità nipponica.
Le prime intenzioni di Matsuoka pare fossero così rigide e inflessibili che si incominciò a parlare di "sushi police". L'accordo con cui il governo alla fine ha passato la risoluzione si è invece basato su parametri di maggiore equilibrio.
Il comitato è per ora composto da esperti giapponesi e francesi e supportato dall'ufficio parigino del JETRO, l'Organizzazione Giapponese per il Commercio Estero e per il momento pare che abbia valutato solo ristoranti giapponesi negli Stati Uniti e in Francia, paese quest'ultimo che in Europa vanta la più antica storia di scambi culturali con il Sol Levante, e dove sono stati certificati una cinquantina di ristoranti.
Dopo la prima grande eco che l'iniziativa ha avuto al momento dell'annuncio a fine 2006, le notizie sui suoi sviluppi e sulle attività in corso si sono fatte via via più rarefatte, forse anche a causa della caduta del governo che l'aveva proposta e del suicidio del suo promotore, il ministro Matsuoka, travolta da uno scandalo di mazzette e corruzione (ormai tutto il mondo è paese).
Al di là dei modi e degli effettivi risultati, il fatto che si sia presa coscienza della drammatica situazione in cui versa la cucina giapponese all'estero e si sia cercato di sensibilizzare il consumatore a riguardo è sicuramente una cosa positiva e che merita di essere sostenuta e portata avanti. Sarà interessante, se mai giungeranno anche dalle nostre parti, vedere cosa diranno i commissari del comitato dei molti ristoranti italo-giapponesi o sino-giapponesi che si vedono dalle nostre parti. Chissà se riusciremo mai a vedere anche in Italia qualche ristorante che possa fregiarsi del certificato di Autentica Cucina Giapponese.
Si ringrazia cucinagiapponese per le fonti