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Miti e leggende....

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lilyum74
icon7  view post Posted on 4/1/2011, 15:29     +1   -1




^_^ cosa dire..credo non si nota che non amo parlare del mondo nipponico :ph34r: :P
ci sono molte leggende e miti che girano attorno a questo bellissimo "mondo"...e non sapendo dove inserirle ecco che ho pensato di iniziare una nuova discussione....spero di non annoiare!

La tenera leggenda del
"Coniglio Sulla Luna:
Un giorno un pellegrino giunse nella foresta in cui abitavano una scimmia, una volpe ed un coniglio. I tre animali videro che l’uomo era affamato e si misero a lavoro per cercare qualcosa di buono da mangiare.
La scimmia si arrampicò sugli alberi e raccolse dei gustosi frutti, la volpe cacciò un uccello da poter arrostire, mail coniglio, nonostante l’impegno, non riuscì a procurare nulla per sfamare il viandante.
Chiese così i suoi amici di aiutarlo a raccogliere degli arbusti per accendere il fuoco, e appena fu pronto, il coniglio si gettò tra le fiamme, offrendo al pellegrino la sua stessa carne.
Commosso da questo gesto di altruismo e sacrificio, il viandante si rivelò per quello che in realtà era, ossia un dio, trasformatosi in uomo per osservare il mondo da vicino.
Egli raccolse il corpo del povero coniglio e lo portò con se sulla luna, affinché potesse vivere felice ed essere di esempio agli altri.
che dite al prox plenilunio riusciremo a scorgere il coniglietto?
^_^
 
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123stella
view post Posted on 4/1/2011, 15:39     +1   -1




:O.O:

lil, a parte che non annoi assolutamente con discussioni di questo genere, questa storia è...è... :emoz:

^_^
 
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lilyum74
view post Posted on 4/1/2011, 15:52     +1   -1




YUUREI
non possono mancare all'appello i fantasmi! ^_^
Nei manga o anime come nella letteratura soni inseriti per incutere paura nel lettore o nello spettatore....ma nascono come creature che hanno radici nel periodo di Edo.
E'già stto detto che alla morte di una persona l'anima "reikon" entra in una specie di limbo e solo dopo lo svolgimeno del funerale, e dei relativi riti, l'anima potrà ricongiungersi con gli spiriti dei suoi antenati con i quali avrà il compito di proteggere e di vegliare sulla sua famiglia. Ogni anno, in estate, durante la festa di Obon, gli spiriti tornano tra i vivi a visitare le proprie famiglie le quali li accolgono con cerimonie di ringraziamento...ma se ciò non accade il reikon diventa un yuurei
(di qualsiasi morte si tratti).
Lo stato di yuurei non è eterno, ma dura fino a quando non risolve il problema che ha causato la sua condizione, non lasciano mai il luogo dove è avvenuta la loro morte e appaiono di notte qdo il velo tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti è più sottile...solitamente vestiti di un kimono bianco, capelli lunghi e solitamente senza gambe..perchè futtuano nell'aria.
Luoghi tipici popolati da fantasmi sono: il castello di Himeji e il bosco di Aokigahara, conosciuto come il bosco dei suicidi.
Infine, una curiosità , la grande maggioranza degli yuurei sono donne forse perchè sono loro che, nel mondo dei vivi, vivono dei sentimenti più forti quali l'amore, l'odio, le gelosia, la vendetta. Gli yuurei maschili sono prevalentemente guerrieri morti sui campi di battaglia.
 
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lilyum74
view post Posted on 4/1/2011, 17:33     +1   -1




Le leggende giapponesi hanno sempre un fondo o un barlume di verità, che rendono difficile distinguere il vero dal falso...

questa credo la conoscete tutti:
HACHIKO
La meravigliosa storia del cane Hachi, che è ormai un simbolo di fedeltà e pazienza per tutto il Giappone.
Hachiko (il "ko" è stato aggiunto in seguito come termine affettivo) era un bell' esemplare di razza Akita, che fu regalato nel 1925 a Ueno Eizaburo, un professore che insegnava nell' Università Imperiale, oggi Università di Tokyo.
Tutti i giorni, il simpatico Hachiko accompagnava il suo padrone alla stazione di Shibuya, per prendere il treno e recarsi al posto di lavoro, e poi, tutti i giorni alla stessa ora, si faceva trovare alla stazione per aspettare il ritorno del padrone.
Ma il 12 maggio 1925, accadde che il professor Ueno fu colto da un infarto mentre si trovava all'università, e morì. Hachiko, come tutti i giorni si presentò alla stazione, ma stavolta il padrone non tornò; e così fece il giorno dopo; e il giorno dopo ancora.
Intanto la gente cominciava a notare questo fedelissimo cagnolone e ben presto il Giappone si commosse della sua storia, tanto che da tutte le parti dell'isola arriva gente solo per vedere Hachi, accarezzarlo e dargli da mangiare.
Purtroppo però, il 17 Marzo 1934, il dolce e fedele Hachi morì, e spirò nello stesso punto dove per dieci anni aveva aspettato invano il ritorno del padrone. La gente di Tokyo, che come tutto il Giappone si era commossa per la fedeltà di questo cane, decise così di far costruire una statua in suo onore proprio nel punto in cui aveva aspettato per così tanti anni; fu così che nell' Aprile del 1934 lo scultore di Kagoshima, Shou Ando, eresse la statua raffigurante Hachiko nella sua posizione fiera
La statua di Hachiko è un punto di incontro per tutti i ragazzi di Tokyo e specialmente per i giovani innamorati, probabilmente per il significato di fedeltà che la statua tramanda

^_^
 
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123stella
view post Posted on 4/1/2011, 19:20     +1   -1




è stato anche realizzata una pellicola holliwoodiana sulla storia di Hachiko...nella parti del professore Richard Gere.... :ph34r:
 
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Lyla_Ayumu
view post Posted on 4/1/2011, 19:35     +1   -1




Ogni volta che sento questa storia mi commuovo sempre :O.O:
Quella del coniglio sulla luna e degli yuurei invece non le avevo mai sentite, amo le leggende legate alla cultura orientale e di certo non mi annoiano :emoz:
 
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123stella
view post Posted on 4/1/2011, 19:51     +1   -1




si, Lyla hai ragione....un applauso per lilyum74 :clap: :clap: :clap:

contribuirò anch'io alla discussione :sisi:
 
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123stella
view post Posted on 5/1/2011, 02:27     +1   -1




questo sarà un post un po' lungo rispetto ai miei soliti... :ph34r:

LE DUE RANE

Molto tempo fa in Giappone vivevano due rane, una viveva vicino alla città di Osaka mentre l’altra nella città di Kyoto. Non si conoscevano, ma entrambe ebbero l’idea di vedere un po’ il mondo, e così la rana che viveva a Kyoto decise di andare a visitare Osaka, e la rana che viveva a Osaka pensò di andare a Kyoto.
E così una bella mattina di primavera entrambe si misero in cammino sulla strada che da Kyoto porta a Osaka, partendo una da una direzione e l’altra dall’altra. Il viaggio era molto più stancante di quanto si erano aspettate, perché non ne sapevano molto di viaggi, e a metà strada fra le due città sorgeva una montagna su cui bisognava arrampicarsi. Impiegarono molto tempo e moltissimi salti per raggiungere la cima, ma alla fine ci arrivarono, e quale non fu la sorpresa di ciascuna di loro nel vedersi davanti un’altra rana!
Si osservarono per un attimo a vicenda senza parlare, poi cominciarono a conversare e a spiegarsi la ragione del loro incontro così lontano dalle rispettive case. Furono molto contente di sapere che entrambe avevano avuto lo stesso desiderio, conoscere qualcosa di più del loro paese natale, e dato che non avevano nessuna fretta, si sdraiarono in un luogo fresco e umido e decisero di comune accordo che si sarebbero riposate per bene prima di separarsi per riprendere le loro strade.
"Che peccato che non siamo più grandi", disse la rana di Osaka, "perché così potremmo vedere da qui entrambe le città e decidere se vale la pena di proseguire".
"Oh, ma questo si può fare facilmente", replicò la rana di Kyoto, "Basta che stiamo in piedi sulle zampe posteriori, poi a turno saliamo una sulle spalle dell’altra, e così ciascuna di noi potrà vedere la città verso cui sta viaggiando".
Questa idea piacque tanto alla rana di Osaka, che subito balzò in piedi e mise le zampe anteriori sulle spalle dell’amica, che si era alzata in piedi anche lei. Stettero dritte in piedi allungandosi il più possibile e tenendosi ben strette a vicenda per non correre il rischio di cadere. La rana di Kyoto girò il naso verso Osaka e la rana di Osaka girò il naso verso Kyoto.
Ma quelle due sciocchine avevano dimenticato che quando stavano in piedi i loro grandi occhi si trovavano dietro la testa, e che malgrado il naso fosse girato verso il luogo in cui volevano andare, gli occhi guardavano in direzione del luogo da cui erano venute.
"Caspita!", esclamò la rana di Osaka, "Kyoto è precisa identica a Osaka. Non vale assolutamente la pena di fare un viaggio così lungo. Me ne tornerò a casa!".
"Se avessi saputo che Osaka è solo una copia di Kyoto", esclamò poi la rana di Kyoto, "non avrei mai percorso tutta questa strada", e così dicendo tolse le zampe dalle spalle dell’amica, e caddero entrambe sull’erba. Poi si dissero amichevolmente addio e ripresero la strada di casa, credendo per tutto il resto della loro vita che Osaka e Kyoto, che sono diverse tra loro come due città possono esserlo, fossero identiche come due gocce d’acqua.

:ghg:

meditate gente, meditate :aaa:
 
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Lyla_Ayumu
view post Posted on 5/1/2011, 09:55     +1   -1




Mi sto facendo una cultura con queste leggende :O.O: Stupendo racconto, hai ragione fa riflettere :sisi:
Vediamo se trovo qualcosa pure io :fless:

IL PRUNO A FORMA DI DRAGO


Nel XVIII secolo, durante l’era Kyoho a Momoyama Fushimi viveva un vecchio giardiniere, Hambei, che era amato e rispettato per la sua natura gentile e la sua grande onestà. Pur essendo povero, Hambei era riuscito a risparmiare abbastanza per vivere e aveva ereditato dal padre una casa con il relativo giardino. Di conseguenza era felice. Il suo passatempo preferito era quello di curare il giardino e un pruno di una bellezza straordinaria, noto in Giappone con il nome di furyo, che significa “drago giacente”. Questi alberi hanno grande valore e sono molto richiesti per la decorazione dei giardini. Cosa abbastanza curiosa, benché se ne possano vedere molti sulle montagne o su isole selvagge, molto di rado si trovano in luoghi abitati, tranne che nei pressi di grandi centri commerciali. Anzi, i giapponesi hanno quasi una venerazione per alcuni di questi alberi a forma di furyo e li lasciano stare, si tratti di pini o di pruni.
Hambei amava talmente quell’albero che nessuna offerta, per quanto generosa, l’avrebbe indotto a separarsene. I colori e le curve di quel vecchio e piccolo pruno erano così famosi, che molte volte gli avevano offerto forti somme di denaro per acquistarlo. Hambei non lo amava solo per la sua bellezza, ma anche perché era appartenuto già a suo padre e a suo nonno. Ora che era vecchio, con la moglie che soffriva di demenza senile e i figli ormai fuori casa, quell’albero era il suo principale compagno. In autunno ne curava l’aspetto ripulendolo dalle foglie morte e morenti. A novembre e dicembre si sentiva dispiaciuto e vicino a lui per il suo stato freddo e nudo, ma a gennaio era felice di sorvegliare le gemme che a febbraio sarebbero fiorite. Quando fiorivano, aveva l’abitudine di permettere alla gente, in determinate ore del giorno, di venire a vedere l’albero e raccontava storie di fatti realmente accaduti che riguardavano il pruno. Quando se ne andavano, Hambei si occupava di sfrondare e legare l’albero. Nella stagione calda indugiava sotto di lui fumando la pipa e spesso era ricompensato per le sue cure da due o tre dozzine di prugne squisite, che apprezzava e amava quanto e forse più che se si fosse trattato dei suoi stessi figli.
E così, anno dopo anno, quell’albero era diventato un compagno tanto intimo di Hambei, che nemmeno un’offerta da re sarebbe riuscito a comprarlo.
Ma, ahimè! Nessuno è destinato a essere lasciato in pace a questo mondo. Puoi star certo che presto o tardi qualcuno vorrà avere ciò che possiedi.
Accadde che un alto ufficiale dell’imperatore sentì parlare dell’albero furyo di Hambei e desiderò averlo per il suo giardino. Questo dainagon (Letteralmente “Gran Consigliere”: il grado intermedio dei tre dei massimi ranghi delle cariche del governo della corte Heian, ovvero ministro, dainagon, chùnagon. Sopra di loro vi erano solamente i quattro gradi riservati ai principi imperiali) mandò il suo servitore personale, Kotaro Naruse, da Hambei con una proposta di acquisto, senza dubitare neppure per un istante che il vecchio giardiniere avrebbe subito venduto, se la somma offerta fosse stata sufficiente.
Kotaro Naruse giunse a Momoyama Fushimi e fu ricevuto con i dovuti omaggi. Dopo aver bevuto una tazza di the, comunicò di essere stato mandato per accordarsi al fine di prendere il pruno furyo per il dainagon.
Hambei era perplesso. Che scusa poteva trovare per opporre un rifiuto a una persona tanto in alto? Fece un commento indeciso e abbastanza ingenuo, del quale il furbo servitore approfittò subito.
«Per nessuna ragione», disse, «posso vendere questo vecchio albero. Ho già rifiutato molte offerte che mi sono state fatte».
«Non ho mai detto di essere stato mandato a offrire del denaro per comprarlo», disse Kotaro. «Ho detto che sono stato mandato a prendere accordi in modo che il dainagon possa avere il pruno trasportato con cura fino al suo palazzo, dove ha intenzione di accoglierlo con tutto il cerimoniale e di trattarlo con il massimo della gentilezza. È come condurre una sposa al palazzo per il dainagon. Pensa quale onore sarebbe per il pruno essere unito in matrimonio con una persona di una casata tanto illustre! Dovresti essere orgoglioso di una simile unione per il tuo albero! Accetta il mio consiglio e accondiscendi al desiderio del dainagon!»
Che poteva dire Hambei a questo punto? Una persona di umili natali come lui alla quale un valoroso samurai chiedeva un favore nientemeno che per il dainagon!
«Mio signore», rispose, «la tua richiesta per conto del dainagon è stata fatta con tanta cortesia che non mi sognerei mai di rifiutare. Ma devi dire al dainagon che l’albero è un regalo, perché non posso venderlo».
Kotaro fu molto soddisfatto per il successo del suo stratagemma ed estraendo un sacchetto dal suo abito, disse:
«Come usa quando si fa un regalo, ti prego di accettare quest’altro piccolo dono come contraccambio»
Per la grande meraviglia del giardiniere il sacchetto conteneva dell’oro. Lo restituì a Kotaro, dicendo che non poteva accettare il dono, ma incalzato dalla parlantina del samurai, alla fine accettò.
Non appena Kotaro lo ebbe lasciato, Hambei si pentì di questo. Si sentiva come se avesse venduto la sua carne e il suo sangue, come se avesse venduto sua figlia al dainagon.
Quella notte non riuscì a dormire. Verso mezzanotte la moglie corse nella sua stanza e, tirandolo per la manica, gridò:
«Tu, vecchio disgraziato! Tu, infame vecchio mascalzone! Alla tua età! Dove hai scovato questa ragazza? Ti ho scoperto! Non dirmi bugie! E adesso vuoi anche picchiarmi, lo vedo dai tuoi occhi. Non mi stupisce che ti vendichi così, devi essere un vecchio pazzo!»
Hambei pensò che sua moglie fosse uscita di senno. Lui non aveva visto ragazze.
«Di cosa stai parlando, Obaa-San?» chiese. «Non ho visto ragazze e non so di cosa stai parlando».
«Non mentirmi! L’ho vista! L’ho vista con questi occhi mentre scendevo per bere una tazza d’acqua!»
«Hai visto, hai visto! Che significa che hai visto?» disse Hambei. «Credo che tu sia diventata matta, se credi di vedere ragazze!»
«L’ho vista! L’ho vista piangere fuori della porta. E che bella ragazza che era, vecchio sporcaccione! Non più di diciassette o diciotto anni».
Hambei uscì dal letto per controllare se la moglie aveva detto la verità o era veramente diventata matta
Arrivato alla porta, udì singhiozzare e, quando la aprì, vide una bella ragazza.
«Chi sei? e cosa fai qui?» chiese Hambei.
«Sono lo spirito del pruno che per tanti anni hai curato e amato, come avevano fatto tuo padre e tuo nonno prima di te. Ho saputo, e la cosa mi ha molto rattristato, che hai concluso un accordo per cui dovrò essere spostata nel giardino del dainagon. Può sembrare una grande fortuna appartenere una nobile famiglia e un onore entrare a farne parte. Non dovrei lamentarmi, invece sono triste perché mi toglieranno dal luogo in cui ho vissuto tanto a lungo e mi allontaneranno da te, che sei venuto incontro con tanta premura alle mie necessità. Non puoi farmi restare qui ancora un po’, almeno finché vivo? Ti prego, fallo!»
«Ho promesso che sabato ti avrei mandato al dainagon a Kyoto, ma non posso respingere la tua richiesta, perché desidero averti qui. Intanto rasserenati, e io vedrò cosa si può fare», disse Hambei.
Lo spirito si asciugò le lacrime, sorrise ad Hambei e scomparve tra i rami dell’albero, mentre la moglie di Hambei stava a guardare sbalordita, incerta se tutto questo non fosse una burla di suo marito.
Alla fine giunse il sabato fatale in cui l’albero doveva essere spostato, e Kotaro si presentò con molti uomini e un carro. Hambei gli raccontò cos’era accaduto, gli parlò dello spirito dell’albero e di come lo aveva supplicato.
«Tieni! Riprenditi il denaro, ti prego!» disse il vecchio. «Racconta la storia al dainagon così come io l’ho raccontata a te, e di sicuro avrà pietà».
Kotaro si arrabbiò e disse:
«Da dove arriva questo voltafaccia? Hai bevuto troppo sakè per caso? o ti stai prendendo gioco di me? Stai attento, ti avverto, altrimenti finirai per trovarti senza testa. Anche ammesso che lo spirito dell’albero ti sia apparso sotto forma di una ragazza, come può aver detto che gli dispiace di abbandonare il tuo misero giardino in cambio di un posto d’onore in quello del dainagon? Sei un pazzo, e un pazzo offensivo per di più, come osi restituire al dainagon il suo regalo? Come potrei spiegargli la tua offesa, e cosa penserebbe di me? Dato che non vuoi mantenere la tua parola, prenderò l’albero con la forza, e se non potrò farlo, ti ucciderò».
Kotaro era furibondo. Buttò a terra Hambei a forza di calci e, sguainata la spada, stava per tagliargli la testa, quando improvvisamente ci fu un piccolo sbuffo di vento profumato di fiori di pruno, e subito dopo di fronte a Kotaro c’era la bella ragazza, lo spirito del pruno!
«Togliti di mezzo, o ti farai male!», gridò Kotaro.
«No, non me ne andrò. È meglio che tu uccida me, lo spirito che ha causato tanti guai, piuttosto di uccidere un povero vecchio innocente», disse lo spirito.
«Non credo agli spiriti degli alberi», disse Kotaro. «Che sei uno spirito si vede, ma sei solo quello di una vecchia volpe. Quindi accoglierò la tua richiesta e ti ucciderò per primo».


Ciò detto, vibrò un fendente con la spada e percepì chiaramente di aver tagliato un corpo da parte a parte. La ragazza scomparve, e tutto ciò che cadde fu un ramo del pruno e molti fiori che stavano sbocciando. Kotaro capì allora che quanto gli aveva detto il giardiniere era vero e si profuse in scuse.
«Porterò questo ramo al dainagon», disse, «e spero che ascolti la storia».
E fu così che lo spirito dell’albero salvò la vita di Hambei.
Il dainagon udì la storia e fu tanto commosso che inviò al vecchio giardiniere un messaggio gentile, dicendogli che poteva tenere sia l’albero che il denaro quale espressione del suo rammarico per i fastidi che gli aveva causato.
Ma ahimè, malgrado le cure di Hambei, l’alberò seccò e morì poco dopo il crudele colpo di Kotaro. Per molti anni l’albero secco fu oggetto di venerazione.


:cry:
 
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lilyum74
view post Posted on 5/1/2011, 13:10     +1   -1




image grandi!!!!
 
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123stella
view post Posted on 5/1/2011, 21:01     +1   -1




Lyla, :cry:

Lilyum, :wub:
 
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Lyla_Ayumu
view post Posted on 7/1/2011, 11:10     +1   -1




Un'altra leggenda molto interessante ^_^

Susanoo e Orochi



Susanoo, esiliato dal Cielo, giunse nella provincia di Izumo. Dopo poco tempo incontrò un uomo anziano e sua moglie, piangenti assieme alla loro figlia. L'anziana coppia spiegò che avevano all'inizio otto figlie, che furono divorate però una ad una, ogni anno, dal drago chiamato Yamata-no-Orochi ("Il serpente otto-forcuto"). Il terribile drago aveva otto teste ed otto code. Ed ora, Kusinada (o Kushinada-Hime, "principessa della risaia") era l'ultima rimasta delle otto figlie.
Susanoo, che ben conosceva la relazione della coppia con la dea del sole Amaterasu, sua sorella, offrì loro il suo aiuto in cambio della mano della loro magnifica figlia. I genitori accettarono e Susanoo trasformò Kushinada in un pettine, nascondendola in modo sicuro fra i suoi capelli. Ordinò poi che fosse costruita una staccionata attorno alla casa, con otto cancelli, otto tavoli ad ogni cancello, ed otto fiaschi su ogni tavolo, ognuno riempito con vino di riso fermentato otto volte.
Orochi arrivò, e fu attirato dal vino; lo bevve, e con suo stupore fu ucciso da Susanoo. Un fiume vicino divenne rosso per il sangue del drago ucciso. Mentre Susanoo tagliava il drago a pezzettini, trovò all'interno di una delle code un'eccezionale spada, che il dio non era stato in grado di tagliare con la sua. La spada venne successivamente portata ad Amaterasu.


Nota importante: non vi sembra di aver già sentito i nomi Amaterasu e Susanoo? Ebbene si, Masashi Kishimoto, mangaka del celebre Naruto, li utilizza come nomi per tecniche speciali Ninjia, per chi ha letto il manga sa che sono le tecniche utilizzate da Sasuke e Itachi del clan Uchiha. Non solo: Orochi, il drago serpente del racconto, ha ispirato anche il nome del malvagio Orochimaru, uno degli antagonisti della serie :ph34r:

A causa della spada (che è una dei leggendari tesori) questa leggenda si lega a un'altra:


Regalità, Conoscenza e Forza


Amaterasu ordinò al suo nipote Ninigi di regnare sulla Terra. E gli donò i Tre Sacri Tesori:
• il monile Magatama, del Yasakani no magatama;
• lo specchio di bronzo del Yata no kagami ;
• la spada Kusanagi.
I primi due vennero realizzati per trarre Amaterasu fuori dalla grotta Amano-Iwato; l'ultimo fu trovato da Susanoo nell'Orochi, l' Idra" dalle otto teste. Di questi tre, lo specchio è anche il simbolo di Amaterasu. I tre oggetti insieme costituiscono le Insegne imperiali del Giappone.
Ninigi e la sua compagnìa andarono sulla Terra e giunsero a Himuka, quindi fondò il suo palazzo. Ninigi incontrò la principessa Konohana-sakuya (incarnazione dei fiori), figlia di Yamatumi (maestro delle montagne), e s'innamorarono. Ninigi chiese a Yamatumi la mano della figlia; questi ne fu ben felice, e gli offrì entrambe le figlie, Iwanaga (incarnazione delle rocce) e Sakuya. Ma Ninigi sposò solamente Sakuya, e rifiutò Iwanaga.
"Iwanaga ha il dono dell'immortalità, mentre Sakuya quello della prosperità", disse dispiaciuto Yamatumi. "Rifiutando Iwanaga, la tua vita sarà d'ora in poi mortale". A causa di ciò, Ninigi ed i suoi discendenti furono mortali.
Una notte, Sakuya rimase incinta, e Ninigi dubitò che fosse lui il responsabile. Per provare che il figlio fosse legittimo, Sakuya fece un giuramento sulla sua stessa vita: avrebbe appiccato il fuoco alla sua stanza una volta partoriti i suoi tre bambini. Così, Ninigi verificò la sua castità. I nomi dei tre neonati furono Hoderi, Hosuseri, e Howori.
Hoderi si guadagnò da vivere pescando in mare, mentre suo fratello Howori fece il cacciatore nelle montagne. Un giorno, Howori chiese a suo fratello di scambiare i loro ruoli per un giorno. Howori provò quindi a pescare, ma non riusciva a prendere molti pesci, e ciò che era peggio, perse l'amo che aveva preso in prestito dal fratello. Hoderi, spietato, lo incolpò e non accettò le scuse del fratello.
Mentre Howori era seduto in spiaggia, assai perplesso, Shihotuti gli disse di prendere la nave chiamata Manasikatuma e andare ovunque andasse la corrente. Seguendo il suo consiglio, Howori raggiunse la casa di Watatumi (maestro dei mari). Qui conobbe Toyotama, la figlia di Watatumi, e la sposò. Dopo tre anni di matrimonio, si ricordò di suo fratello e dell'amo, così ne parlò a Watatumi.
Questi trovò presto l'amo nella gola di un'abramide e lo porse a Howori. Watatumi gli diede anche due sfere magiche, la Sihomitutama, che poteva generare l'alta marea, e la Sihohirutama, che poteva invece generare la bassa marea; e così lo mandò in terraferma, assieme a sua moglie.
Mentre Toyotama stava partorendo, chiese a Howori di non guardare il parto. Ma questi, pieno di curiosità, diede una sbirciata, e vide la moglie trasformarsi in uno squalo nel momento in cui suo figlio, Ugaya, era nato. Conscia di ciò, Toyotama scomparve in mare e non tornò, ma affidò alla sorella Tamayori la passione per Howori.
Ugaya sposò sua zia Tamayori ed ebbe cinque figli, fra cui Ituse e Yamatobiko.


Sono un pò perplessa :huh: ...
 
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123stella
view post Posted on 7/1/2011, 15:00     +1   -1




...è il quadro che è complesso...

nella mitologia giapponese ci sono talmente tanti personaggi!!! un po' come avviene nei manga stile Oda...

il pantheon è veramente ricco e non ha nulla da invidiare all'intricata serie di relazioni della mitologia greca ^_^

mmmm...vediamo un po' se riesco a trovare qualcosa che possa chiarire...mmmm
 
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123stella
view post Posted on 9/1/2011, 13:28     +1   -1




purtroppo temo che sia davvero difficile approfondire l'argomento...il solo pantheon shintoista sembra possedere più di 8.000 (!!!) divinità di diverso grado e funzione...però potremmo approfondire quelli che citiamo nelle leggende che postiamo!!! ^_^
 
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123stella
view post Posted on 9/1/2011, 15:46     +1   -1




vediamo di dare qualche indicazione di massima...poi chi è interessato potrà facilmente reperire informazioni sulle divinità e leggende che suscitassero curiosità ^^

Le prime divinità diedero alla luce due esseri divini, l'essenza maschile Izanagi e l'essenza femminile Izanami, che incaricarono di creare la prima terra...tralasciando la storia dei discendenti e per arrivare subito ad Amaterasu e Susanoo, mi limito ad accennare che l'essenza maschile Izanagi - dopo essere sfuggito dalla terra dei morti (Yomi) nella quale era giunto per trovare la compagna morta Izanami - ebbe l'esigenza di purificarsi....mentre si svestiva, ogni oggetto ed ornamento che cadevano al suolo diventavano divinità...le più importanti nacquero mentre si lavava il viso:
- Amaterasu (l'incarnazione del Sole) dal suo occhio sinistro;
- Tsukiyomi (l'incarnazione della Luna) dal suo occhio destro;
- Susanoo (l'incarnazione del Vento e della Tempesta) dal suo naso.
Izanagi stabilì che il mondo venisse diviso fra loro: ad Amaterasu andò il Cielo, a Tsukiyomi la notte e la Luna, e a Susanoo i mari....

:por:
 
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69 replies since 4/1/2011, 15:29   4022 views
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